Pietro da Cortona, nato come Pietro Berrettini (Cortona, 1º novembre 1596 – Roma, 16 maggio 1669), è stato un pittore e architetto italiano. Pietro fu un artista del primo Barocco; troviamo suoi lavori soprattutto nel campo dell’affresco decorativo e della pittura. Durante il papato di Urbano VIII (di cui fece un ritratto) fu uno dei principali architetti operanti a Roma, insieme a Bernini ed a Borromini. Pietro Berettini progettò Castel Gandolfo per come lo conosciamo oggi. Nel 1634 divenne principe dell’Accademia di San Luca ed ha una parte attiva nella progettazione della chiesa dei Santi Luca e Martina al Foro Romano; l’impianto a croce greca della chiesa è una sua ideazione.
Dove ammirare il Berrettini
Architetto e Pittore
È uno dei tre massimi protagonisti, insieme a G.L. Bernini e a F. Borromini, dell’architettura e pittura barocca romana.
La sua opera architettonica sviluppa una problematica che è diversa da quelle, antitetiche, dei due grandi artisti suoi contemporanei. Infatti si oppone parimenti all’ideologia classicistica del Bernini e alla “anarchia” stilistica del Borromini, per porsi in una terza posizione che mira a un’operazione di sintesi tra classico e anticlassico, volta a dimostrare l’equivalenza di valore tra i due opposti. Protetto dal mecenate, collezionista e scienziato Cassiano dal Pozzo e incoraggiato dai fratelli Marcello e Giulio Sacchetti, nei suoi primi anni romani si dedica allo studio dei fondamentali testi della cultura figurativa e architettonica antica e moderna. La sua fama sempre in ascesa, specie per le sue opere pittoriche, è legata all’avvento al papato di Urbano VIII Barberini (1623-1644), cui segue un periodo di eclissi, passato lontano da Roma, per poi rifiorire al suo ritorno nella città papale (1647) dove, malgrado la politica più austera introdotta dal nuovo papa Innocenzo X Pamphili (1644-1655), si dedicò ininterrottamente alla pittura compiendo imprese grandiose quali gli affreschi nella Chiesa Nuova e la decorazioni della Galleria di Palazzo Doria a Piazza Navona. È però solo con il papa Alessandro VII Chigi (1655-1667) che realizza i suoi più importanti progetti architettonici.
A Pietro da Cortona è dovuta in S. Marco, la cappella del SS. Sacramento terminata nel 1656, commissionata da N. Sagredo, che ha subito alcuni rimaneggiamenti nel ‘700. L’artista utilizza la pianta a croce greca, molto diffusa a Roma nel tardo Cinquecento e il cui impiego è da ricollegarsi a Michelangelo e alla sua cerchia. Situato al termine della navata destra il vano appare con un effetto di illusionismo prospettico dovuto alla sua posizione rialzata sul presbiterio. Importante fattore sono anche gli effetti luminosi. Emerge dalla semioscurità della navata e il rapporto ombra luce mette pittoricamente in risalto gli effetti plastici costituiti dalla concavità delle cornici, il risalto degli stucchi, il volume delle colonne. Sull’altare il ciborio, in forma di tempietto a forma ellittica, ha al centro una nicchia destinata all’ostensorio ed è al punto di convergenza dei raggi luminosi. Sembra sintetizzare il significato religioso dichiarato nell’iscrizione del timpano sovrastante: ECCE TABERNACULUM DEI CUM HOMNIBUS. Altre principali opere architettoniche in Roma: Chiesa dei Ss. Luca e Martina; S. Maria della Pace, facciata, decorazione dell’interno, sistemazione urbanistica; S. Maria in via Lata, facciata e portico; Ss. Ambrogio e Carlo al Corso, cupola, tribuna e ornati delle volte; Chiesa del Gesù, altare di S. Francesco Saverio.
Casa natale di berrettini in Cortona
Pittura
Nel settore pittorico le opere giovanili furono una serie di affreschi per Palazzo Mattei raffiguranti le storie di Salomone, dal 1625-26 si occupa degli affreschi presso Santa Bibiana in cui è evidente il rifiuto della tradizione pittorica classica. Negli anni successivi la famiglia Sacchetti gli commissiona la decorazione per la Villa a Castel Fusano a tematica storica-mitologica e allegorica, oltre a una serie di tele tra cui Il ratto delle Sabine, in cui rende evidenti sia i suoi punti di forza (come la capacità narrativa e figurativa) sia i suoi punti deboli, come l’assenza di spessore psicologico nei personaggi rappresentati. Nel 1633-39 realizza gli affreschi per Palazzo Barberini che diventano la sua opera più rappresentativa e in cui le caratteristiche barocche sono evidenti. Celeberrimo è l’affresco Trionfo della Divina Provvidenza, con l’evidente prospettiva melozziana da sotto in su.
Architettura
La sua incidenza sugli sviluppi dell’architettura barocca fu notevole nonostante la relativa scarsità di opere e la tendenza che egli aveva a considerare quest’attività come secondaria rispetto a quelle pittorica. Per quanto riguarda le opere architettoniche, dal 1634 al 1650 si dedica alla realizzazione della chiesa dei Santi Luca e Martina, usa una pianta a croce greca in cui l’asse longitudinale è leggermente più lungo di quello trasversale, l’interno si presenta come un unicum omogeneo e totalmente bianco dando l’idea di grande neutralità e rigore riscontrabile anche nell’ordine inferiore di stampo classico. Le colonne dell’interno sono tutte ioniche, gli unici elementi decorativi sono presenti in corrispondenza delle absidi. La volta è realizzata sia con costoloni che cassettoni. Unisce la rigidezza classica e la fluidità delle decorazioni rendendo evidente il suo legame con il manierismo fiorentino. Dal 1656 al 1657 si dedica alla realizzazione della scenografica facciata di Santa Maria della Pace e negli anni successivi alla basilica di Santa Maria in Via Lata.
Prima ancora di diventare famoso come architetto, Pietro disegnò delle tavole anatomiche che tuttavia furono pubblicate solo nel 1741, un secolo dopo la sua morte. Le Tabulae anatomicae sono state prodotte sicuramente verso il 1618. Le pose drammatiche e precise dei soggetti sono in accordo con lo stile degli artisti del genere di età rinascimentale o barocca; ma quelle di Pietro da Cortona sono particolarmente espressive.
Tavole anatomiche
Prima ancora di diventare famoso come architetto, Pietro disegnò delle tavole anatomiche che tuttavia furono pubblicate solo nel 1741, un secolo dopo la sua morte. Le Tabulae anatomicae sono state prodotte sicuramente verso il 1618. Le pose drammatiche e precise dei soggetti sono in accordo con lo stile degli artisti del genere di età rinascimentale o barocca; ma quelle di Pietro da Cortona sono particolarmente espressive.